Prevista la soppressione di 85 milioni di posti lavorativi entro il 2025: ecco come difendersi
Prendendo spunto dall’editoriale della rivista tecnologica Elettronica IN, ci soffermiamo su un aspetto inquietante. La rivoluzione tecnologica, che ha portato tanti benefici, sta nei fatti cambiando come non mai usi, abitudini e costumi in tutto il mondo.
Tali cambiamenti esulano dal normale progresso a cui l’Umanità è sempre stata abituata. Nel breve spazio di un paio secolo si è passati dal cavallo (in uso incontrastato per millenni) ai missili, sopportando evoluzioni come treno, auto, aereo. Si parla già, seppure in termini avveniristici, di teletrasporto.
La comunicazione, prima riservata a essere esclusivamente verbale e diretta, è passata attraverso radio, televisione, satellite e rete. Il tutto in uno spazio temporale tale da non lasciar neppure il tempo per abituarsi all’uso proprio delle conquiste.
Potremmo fare mille esempi di questo tipo, relativi ad ogni aspetto della vita umana. Ci concentriamo però su una particolare accezione, che è quella dell’automatizzazione. Questa prospettiva ha messo in risalto l’emergenza lavoro per milioni di persone. Ci si sta adattando velocemente all’idea che le macchine possano sostituire l’uomo nello svolgimento di infinite mansioni.
È un aspetto del quale si era già accorto Nedd Lud nel XIX secolo. Era un giovane che diede vita al movimento luddista, ovvero il gruppo di coloro che distruggevano i telai meccanici per non far sostituire l’uomo nelle industrie di produzione.
Ai nostri giorni questo problema risulta amplificato. È recente la notizia che l’automatizzazione in atto potrebbe eliminare entro il 2025 85 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. L’allarme è quindi serio.
Come difenderci?
C’è però una speranza. La previsione dell’indotto provocato da questa evoluzione produrrebbe la richiesta di opera per circa 97 milioni di lavoratori. Il saldo sarebbe quindi positivo. La condizione è però perentoria. La richiesta sarebbe esclusiva su personale specializzato. E contrariamente a quanto ci si aspetterebbe i privilegiati saranno coloro che approfondiranno le scienze umane.
Sarà richiesto pensiero critico, la capacità di risolvere i problemi (problem-solving), agilità analitica. Insomma tutte quelle cose che un computer o una robot non sanno fare.
Ciò fa sperare che dell’uomo ci sia sempre bisogno. Dobbiamo però mantenere viva la nostra capacità di pensiero e di analisi intellettiva. Solo così potremo mantenere il vantaggio che vantiamo sui robot.